DOI: http://doi.org/10.6092/issn.2532-8816/11093

Abstract

La Didattica a Distanza (DaD) tramite tecnologie digitali, che il sistema scolastico nazionale ha dovuto adottare con la massima urgenza in seguito al blocco totale di tutte le attività formative e all’isolamento preventivo necessari per arginare la drammatica diffusione del COVID-19, ha attivato dibattiti, confronti, riflessioni quanto mai stimolanti sul potenziale che queste tecnologie potrebbero avere nel non molto distante futuro post-pandemia.

In seguito ad alcune sollecitazioni emerse da un webinar dal titolo “Approcci digitali per la didattica della storia: interazione, creazione, riuso di risorse online”, tenutosi il 20 aprile 2020 nell’ambito del progetto dell’INDIRE Le reti Avanguardie educative, Piccole Scuole e eTwinning a supporto dell’emergenza sanitaria , si è avuto uno spontaneo scambio di mail sulla funzione e sul potenziale degli sfondi nell’ambito della DaD tra il relatore Nicola Barbuti e Isabel de Maurissens, ricercatrice dell’INDIRE che ha maturato una rilevante esperienza sulla funzione euristica dell’immagine in quanto docente esperta in E ducazione allo sviluppo sostenibile.

Le suggestioni emerse hanno generato nei due ricercatori un interesse ad approfondire l’argomento, inducendoli ad avere un confronto più diretto e, poi, ad avviare una ricerca congiunta su un tema che, a loro parere, non sarà secondario negli scenari della didattica post-pandemia, a quanto pare indirizzata verso un impiego delle metodologie e tecnologie digitali come parte integrante e sistematizzata della didattica nell’intero sistema educativo e, forse, anche nella formazione universitaria.

Il presente contributo riporta integralmente le considerazioni scambiate dai due ricercatori nella loro corrispondenza. Il testo è stato mantenuto volutamente fedele a quello delle mail, inclusi i riferimenti estemporanei sia ad autori e persone esistenti che a tematiche scientifiche connesse con quella discussa. Ove possibile, per alcuni riferimenti sono state inserite note esplicative utili a favorirne la contestualizzazione.

Isabel de Maurissens a Nicola Barbuti – 08/05/2020

Buongiorno Nicola,

sono Isabel, ho coordinato il tuo webinar insieme a Pamela, grazie mille, mi è sembrato interessante, complimenti!

Mi occupo di immagine come valore euristico e metodologia (analisi visuale), e sta per uscire questo volume: Losacco G., de Maurissens I., (2020) Educare allo sguardo euristico: le metodologie dell’analisi visuale nella didattica e nella formazione. Linee guida, I quaderni della ricerca, n. 55, Loescher, Zanichelli, Bologna. Ti allego la copertina. Ecco la mia domanda.

Dal mio punto di vista, il luogo è molto importante, anche nell'educazione, c'è un infinità di dettagli che l'occhio coglie che fissano nella nostra memoria l'incontro. Come diceva Edouard Glissant, filosofo poeta che mi piace molto: "il luogo è imprescindibile". Mi stavo chiedendo, ascoltando il tuo intervento, da cosa può essere sostituito il luogo dell'incontro DaD e stavo riflettendo sugli sfondi (quello che si vede dietro il soggetto che parla) dei vari webinar ai quali assistiamo. Quindi, secondo te: lo sfondo può fungere da luogo, o ci sono altri elementi che possono sostituire il luogo, oppure online non ci sono luoghi? Sarebbe interessante una riflessione su questi sfondi della didattica passati e presenti! Ad esempio, nell'archivio INDIRE ci sono tante immagini e vengono sempre guardate in relazione al soggetto... ma lo sfondo?

Sarebbe interessante dal tuo punto di vista fare una riflessione storica con un paragone tra gli sfondi della didattica in presenza (passati e presenti) e gli sfondi della DaD?

Buona giornata, Isabel

Nicola Barbuti a Isabel de Maurissens – 11/05/2020

Buon Pomeriggio Isabel, grazie per l'apprezzamento e soprattutto per la riflessione estremamente interessante e stimolante che mi hai proposto.

Direi che hai proprio ragione. Nel nostro approccio visivo siamo abituati a ragionare per "compartimenti visivi": o focalizziamo il soggetto principale, e quindi lo sfondo passa in secondo piano, o, al massimo, è "di cornice", quindi non lo si prende in considerazione in tutte le sue funzioni e forme possibili. Oppure, ragioniamo in termini di "paesaggio", dove soggetto principale e sfondo coincidono e diventano un insieme di interesse nel quale, poi, ci si può sbizzarrire ad analizzare le diverse componenti e le relazioni che le integrano e le rendono armoniche. Fotografia prima e cinematografia poi sono la materializzazione evidente di questo approccio che non è solo visivo, ma soprattutto legato ad aspetti antropologici e fenomenologici del nostro approccio all'osservazione del reale.

Se dovessi dare una risposta a caldo alla tua domanda sul digitale, direi d'impatto che i luoghi del digitale sono proprio i "non luoghi": a esempio, esiste la possibilità di gestire l'interfaccia "monitor", quindi visivo, ponendo come sfondo del soggetto parlante qualsiasi immagine o entità digitale che egli può scegliere a suo piacere, il che di fatto apre scenari di tipo creativo e artistico, andando ben oltre il concetto di "visione del reale" cui siamo abituati. Questa è una delle molteplici possibilità che il digitale offre e che richiedono uno spazio esplicativo ben più ampio di una mail, ma prova a immaginare se l'esempio che ti ho scritto sopra diventasse una metodologia didattica: avremmo un docente di storia che potrebbe svolgere la sua lezione sull'assassinio di Cesare trovandosi agli occhi degli utenti in un ambiente digitale in cui l'azione si volge abilmente e verosimilmente ricostruita, ed egli ne sarebbe partecipe come narratore che in quel momento sembra stia assistendo realmente all'evento, immerso in luoghi creati come realisticamente potevano essere in quel momento. La Realtà Aumentata consente di realizzare performance del genere senza neanche troppo sforzo, né sono necessarie competenze particolarmente approfondite in materia di digitale. Insomma, ribadisco: i luoghi del digitale sono i non luoghi che il digitale consente di gestire per creare luoghi in innumerevoli modi e direzioni, secondo due macro-possibilità: o riproducendo e rendendo visibili in webcam e in tempo reale spazi e contesti autentici in cui avviene la narrazione didattica, che hanno un impatto di interesse se vogliamo anche più limitato perché sono spazialmente statici rispetto al reale (gli sfondi dei webinar, che inquadrano il ristretto spazio ambientale, immobile, immutabile che popola il contesto retrostante il relatore o il docente), ma possono anche generare suggestioni negli utenti che assistono alla visione (quanti hanno cercato e cercano di spiare nelle case dei vip in questo periodo? ma per i comuni docenti mortali non credo ci sia lo stesso interesse); oppure ampliando le possibilità di creare dimensioni d'insieme in cui il soggetto narrante non ha la priorità nell'interesse degli utenti, ma assume valore in quanto parte di un ambiente digitale che, nell'insieme, propone dimensioni spazio-temporali suggestive in quanto del tutto verosimili e materiali, anche se non reali e tangibili. Per dirla tutta: se avessi avuto un po' di tempo in più, anziché far vedere le fotografie su Facebook, avrei potuto senza troppo sforzo proporle sui vostri monitor con me all'interno, creando suggestioni visive e impatto narrativo rilevanti.

Qui a Bari, insieme agli Stati Generali dell'Innovazione e ad altri soggetti, stiamo sperimentando da 4 anni la dimensione del Museater (così l'abbiamo chiamata), una metodologia molto simile all'esempio descritto, che stiamo portando con successo proprio in molte iniziative didattiche extracurriculari (PON, ERASMUS+, Alternanza) con scuole di diverso ordine e grado.

Quindi: sì, l'argomento mi interessa e ci interessa molto, perché ritengo sia un aspetto della cultura digitale di primissimo livello, che offre opportunità assolutamente inimmaginabili solo fino a 10 anni fa. Se ritieni, disponibile a lavorarci per pubblicare.

A prestissimo, n

Isabel de Maurissens a Nicola Barbuti – 13/05/2020

Caro Nicola, bentrovato! Grazie per la dettagliata risposta.

Ho parlato con Pamela che concorda nel ritenere interessante l'argomento degli sfondi e noi siamo interessate a condurre una ricerca insieme a te su questo argomento.

A proposito di "cornice" nel paesaggio visivo, proprio ieri ho sentito un'intervista interessante del fotografo Settimio Benedusi. Se scorri al minuto 48, il fotografo ha fatto un’operazione interessante: togliere un soggetto dall'immagine, suo padre. Come dicevi anche tu, il nostro sguardo si focalizza naturalmente quasi sempre sul soggetto e il contorno sfuma. Dello sfondo ci colpisce sempre un dettaglio...quello che Barthes chiamava il punctum rispetto allo studium. In questi mesi, probabilmente come voi, sono stata colpita dagli sfondi delle persone online e alla televisione;  le famose "librerie" degli intellettuali... tutte uguali ma in fondo tutte diverse (ma quanti libri!… che ordine!... che bel legno!...) e mille altri dettagli che ci parlano del soggetto. Partecipando a tanti webinar del progetto Avanguardie Educative di INDIRE come il tuo, ho notato gli sfondi delle persone che parlavano e molto spesso il mio sguardo andava a cogliere un dettaglio dello sfondo. In questo senso, non sono sicura che gli sfondi siano dei non luoghi nel senso di Augé, se intendevi quello.

In ambito educativo, mi sto chiedendo se gli sfondi dei webinar delle lezioni dei professori con i loro alunni possano avere arricchito la loro conoscenza reciproca. Ho fatto recentemente un focus group con alcuni docenti e, se mi ricordo bene, uno di loro parlava proprio di questo, perché i suoi studenti avevano visto che aveva un cane e tutti, successivamente, hanno "presentato" il loro animale domestico.  E poiché le lezioni online continueranno sicuramente al di là della pandemia, credo che sarebbe utile fare una sperimentazione in tale senso. Hai un’idea su come impostarla? Come legare gli sfondi di oggi con la storia? Cosa indagare esattamente? La realtà aumentata, le immagini realizzate con, ad es., genial.ly? Mi sembra un altro argomento, ma comunque è molto interessante. Hai qualche informazioni sul progetto Museater? Grazie

Isabel

Nicola Barbuti a Isabel de Maurissens – 19/05/2020

Cara Isabel,

rispondo con ritardo alla tua stimolantissima ultima email perché dovevo chiudere e consegnare un articolo scientifico, cosa che ho fatto stamattina alle 4,00...

Subito una precisazione:

Non sono sicura che gli sfondi siano dei non luoghi nel senso di Augé se intendevi quello”.

No, non intendevo questo. Ho scritto che: "i luoghi del digitale sono proprio i ‘non luoghi’", in quanto la materia del digitale sono i processi, e in quanto tali possiamo ridefinirli secondo potenzialità e in dimensioni spazio/temporali che il reale non consente, statiche o diacroniche a seconda di come le interpretiamo e le vogliamo e possiamo materializzare visivamente.

I "nonluoghi" di Augé sono legati alla dimensione spazio-temporale fisica, hanno una collocazione e distribuzione spaziale che è comunque legata alla loro fisicità e sono statici: una strada è un nonluogo, ma è composta di elementi fisici (tratti, o come li vogliamo chiamare) statici che, per essere percorsi, richiedono un certo tempo, che può variare a seconda della velocità di percorrenza, ma in un range di variabilità sempre molto limitata.

Invece, i "non luoghi" del digitale sono luoghi "delocalizzati", in quanto possono o riprodurre luoghi realmente esistenti, o creare/ricreare luoghi che si materializzano e sono tangibili solo digitalmente e sono posizionabili in qualsiasi relazione spazio/temporale, a seconda della nostra capacità di crearli o ricrearli: infatti, sia possono essere legati a contesti reali visualizzati tramite tecnologie digitali senza alcun intervento creativo o ricreativo, ma in questo caso diventano del tutto simile ai "nonluoghi" di Augé, in quanto sono statici e legati a una dimensione spazio-temporale che, tramite l'osservazione degli sfondi, può rappresentare (ma non è detto che sia) una porta d'accesso verso dimensioni che, prima solo appannaggio dell'immaginario, si materializzano e diventano reali; sia possono essere "delocalizzati", creati o ricreati per immergere uno o più soggetti in una dimensione spazio/temporale che diventa materiale e tangibile, surreale ma anche verosimile, che può essere dinamica e diacronica cambiando ed evolvendo nello spazio temporale della materializzazione e della visualizzazione, e che assume caratteristiche di verosimiglianza perché, per l'appunto, è popolata dal/dai soggetti agenti: per intenderci, un esempio è quando si fa una video chiamata e, tramite determinati tool, si sostituisce a video l'ambiente reale nel quale ci si trova con ambienti che in quel momento si vuole simulare di vivere in tempo reale, e possono essere uno, due, molti, in sequenza, in frame, in time lapse, e così via. Tornando a quanto mi proponi, sarebbe interessante sperimentare l'impatto degli "sfondi" sull'apprendimento a distanza, soprattutto se, nel tempo, si riuscisse ad avere un campione significativo di docenti che hanno utilizzato tool di grafica o altro genere per ricrearne diversi in cui immergersi per le proprie lezioni, magari uno per ogni tipo di lezione erogata (es.: parlo dello sbarco in Normandia e mi propongo in video agli studenti immerso in una sequenza visiva non statica ma dinamica e diacronica, in cui le immagini del 6 giugno del '44 si susseguono, si sovrappongono e si integrano in quelle delle spiagge come si presentano oggi, in una creazione di relazioni spazio/temporali diacroniche e dinamiche, fisicamente inesistenti, ma digitalmente materiali e tangibili, processi che perciò diventano reali e verosimili). Questo legherebbe la percezione degli sfondi a una nuova dimensione didattica, nella quale si abbatte del tutto la lontananza tra l'alunno e l'oggetto della lezione: evento, testo, contesto geografico, etc., fino a quel momento limitato alle parole del libro e del docente e perciò difficilmente espandibile in un immaginario, consentendogli invece di vivere "tangibilmente" l'oggetto di interesse nel contesto di riferimento, e quindi di concentrarsi anche sullo sfondo e non solo sul docente che parla. Docente che, nella dimensione spazio/temporale del "non luogo" digitale, può assumere una dimensione in relazione alla sua capacità di interagire digitalmente con gli studenti, ampliando il livello della propria relazione con loro in misura altrimenti impossibile: mostrandosi sia nella sua dimensione digitale-"nonluogo", con interazione che, consentendo di percepire dall'osservazione dello sfondo reale da lui scelto aspetti della sua dimensione personale, può ridurre le distanze relazionali docente/studente; sia nella sua dimensione digitale-"delocalizzata", con interazione che, fornendo una visione del sé immerso in creazioni o ricreazioni digitali riproducenti dinamiche e diacronìe spazio/temporali normalmente non fruibili se non con l'immaginazione, annulla la distanza fortemente respingente che ancora oggi caratterizza l'apprendimento passivo del nostro sistema educativo e mette gli alunni in relazione diretta con sfondi che materializzano l'oggetto di interesse in una dimensione verosimile e tangibile.

Perdonami, sono contorto, ma insomma: sì, avrai compreso che quanto mi proponi mi interessa molto, e valuterei bene cosa prendere in considerazione: realtà aumentata certamente, ma anche altre forme di creazione-ricreazione digitale.

Sentiamoci e parliamone, di modo da poter progettare una strategia di sperimentazione per la ripresa della scuola, se ti va.

Sul Museater, ti mando l'articolo che ho consegnato stamattina per la pubblicazione sul periodico scientifico on line dell'AIUCD "Umanistica Digitale", nel quale se ne parla e dove troverai altre informazioni sulla riflessione sul digitale che stiamo portando aventi con sperimentazioni da quasi 5 anni. Spero non ti annoierà.

Grazie, a presto, nb

Isabel de Maurissens a Nicola Barbuti – 20/05/2020

Caro Nicola, bene, leggerò con piacere il tuo articolo e ti ringrazio di avermelo inviato.

Grazie di avermi chiarito i non luoghi... Ci sarebbe davvero tanto da dire sui luoghi. Ad es., Edouard Glissant, che ti ho già citato (si vede che mi colpisce), per il quale il luogo è imprescindibile.

Per gli sfondi, ho abbastanza esperienza per dirti che nessun docente in modo spontaneo mette uno sfondo… lo facciamo noi come formatori (io con la Dirigente Maria Chiara Pettenati, ha iniziato lei a mettere degli sfondi). Ovviamente, da quando ci facciamo vedere con gli sfondi e abbiamo spiegato ai docenti com’è lo sfondo verde e come mettere l'immagine, hanno iniziato anche loro a metterli: un docente ha dichiarato che per ogni classe cambiava sfondo, ma ti ripeto: non è ancora prassi.

Io cambio... vado dal salotto di Magritte (perché mi piace l'arte, sono belga e scrivo) a quadri di Rousseau o di Kandinsky (i primi), perché sono formatrice sulle tematiche dell'educazione allo sviluppo sostenibile.

Quindi: va pensato meglio il ruolo dello sfondo e la sua influenza forse sul percepito degli uditori? Un po’ forse anche il linguaggio non verbale? Ma tu sei uno storico, qual è il paragone con gli sfondi degli autoritratti ambientati, ad esempio?

Occupandomi di analisi visuale (che ultimamente ho sviluppato molto) mi sono piaciute quelle immagini contemporanee sovrapposte a immagini storiche originali che hai fatto vedere all'inizio del tuo webinar, e vorrei citarle nel mio volume (già impaginato), ho citato anche il tuo webinar.

Il problema comunque rimane vederli, questi sfondi... Certo, con tutte le lezioni DaD di questo periodo, un campione si potrà trovare. Forse bisogna iniziare ad analizzarli tra i webinar pubblici, tu avrai accesso a quelli universitari. I webinar di INDIRE come quello cui hai partecipato sono pubblici (il problema è che in molti non vedi l'oratore, senti solo l'audio, ma l’audio è forse uno sfondo?). Solo successivamente si potrà formulare un’ipotesi di ricerca.

Se vuoi possiamo parlare a voce, Whatsapp, Zoom, Skype, ecc., come vuoi, basta fissare. Prossima domenica 24 maggio?

A presto e buon riposo se hai appena consegnato questo articolo che leggerò con piacere. Buona serata, Isabel

Nicola Barbuti a Isabel de Maurissens – 20/05/2020

Cara Isabel,complimenti per il vostro volume, sarà interessante leggerlo.Per la call, domenica è giorno complicato, se per te è possibile potremmo pensare a sabato. Qualsiasi piattaforma per me va bene, di solito meet.jitsi funziona bene ed è semplicissima da utilizzare perché non richiede alcuna installazione.

Riguardo alla citazione delle immagini che mostrai all'inizio del webinar, il link è nelle slide che ho inviato, se non lo ritrovi dimmelo che te lo rimando.

Quelle risorse digitali rendono al meglio quanto intendevo dire a proposito dell'utilizzo e del valore degli sfondi digitali nella DaD. Un valore, a mio parere, imprescindibile dalla capacità del docente di creare relazioni tra le dimensioni spazio/temporali rappresentate dallo sfondo (nel caso ne utilizzi uno digitale) e la narrazione cui esso è associato.

Tra quelle che ho mostrato, sia le risorse digitali ottenute con accostamento di immagini di un luogo oggetto di eventi storici a quelle dello stesso luogo oggi (es. fotografia di Omaha Beach), sia le risorse create integrando le immagini di contesti com’erano al momento di un evento storico in visualizzazioni contemporanee, anche se generano di per sé un impatto visivo forte, restano autoreferenziali se non sono adeguatamente contestualizzate e narrate, sia dal punto di vista del contenuto, sia in quanto significative del tipo di approccio che noi possiamo avere con l'evento storico, letterario, etc., grazie all'utilizzo consapevole della digitalizzazione e della creatività digitale.

Se in una lezione DaD mi posiziono su uno sfondo digitale, sarà quasi inevitabile che l'uditore ne sia attratto, tanto più se quello sfondo sarà significante, e quasi certamente sarà indotto a interrogarsi e concentrarsi sull'insieme narratore/contesto digitale. Se, però, non dò seguito alla mia interazione con quello sfondo con una narrazione che relazioni la mia immagine con il contesto digitale in cui ho scelto di delocalizzarmi rispetto al contesto reale in cui mi trovo, si crea nell'uditore una scissione percettiva tra il narratore e l'ambiente digitale sicuramente più netta rispetto a quella che si avrebbe se il narratore non utilizzasse alcuno sfondo. Infatti, secondo me, nel primo caso la dimensione spazio/temporale digitale visualizzata genera un impatto percettivo d'insieme, che l'utente si aspetta sia integrato ed esplicitato da una narrazione coerente con quanto sta vedendo; qualora la narrazione sia distonica e distopica rispetto all'insieme digitale visualizzato, si può creare un disagio percettivo che può destabilizzare l'uditore disperdendone l'attenzione, e per recuperarla dovrebbe concentrarsi esclusivamente o sul narratore, o sullo sfondo, separando nettamente l'insieme in visualizzazione per poterne percepire correttamente almeno una parte.

Invece, nel caso di sfondo localizzato in contesti reali, l'uditore, nella sua percezione, già al momento della prima visualizzazione è condizionato a concentrarsi in prima istanza sul narratore, in quanto polo centripeto di interesse, mentre lo sfondo non genera impatto, a meno che non vi siano elementi o dettagli così evidenti da attirare l'attenzione (l'episodio del cane, a esempio) e indurre a interessarsi della relazione tra quel dettaglio (o tra più dettagli) e il narratore; una volta chiarita e assodata in varia maniera la relazione, l'attenzione torna a focalizzarsi esclusivamente sul narratore e sul contenuto della sua narrazione che, quasi sempre del tutto estraneo al contesto in cui egli si trova, diventa l'unico focus di interesse dell'uditore. Lo sfondo, il contesto reale, nel momento in cui ha acquisito coerenza nell'esplicitazione della relazione degli elementi che lo compongono con il narratore, passa in second'ordine. Qualora non ci sia una chiarezza di relazioni tra narratore e sfondo "reale" in cui si trova mentre parla, resta la curiosità che genera percorsi di immaginazione, che però rimangono inespressi finché non li si racconta.

Ma per continuare forse è meglio sentirci, abbiamo tirato fuori tante suggestioni in queste email che, quasi, possiamo già tirarne fuori un piccolo contributo.

Attendo tue, n

http://www.indire.it/la-rete-di-avanguardie-educative-a-supporto-dellemergenza-sanitaria/archivio-webinar/. Il progetto rientra nel quadro della linea di ricerca La didattica laboratoriale della storia, svolta con la Responsabilità Scientifica della Dott.ssa Pamela Giorgi internamente alla Struttura 1 "Didattica Laboratoriale" dell'INDIRE.

Pamela Giorgi, Primo Ricercatore dell’INDIRE e Responsabile dell’Archivio Storico dell’Ente <http://www.indire.it/personale/pamela-giorgi/>.

https://it.wikipedia.org/wiki/%C3%89douard_Glissant

E. Glissant, Poetica della Relazione, Quodlibet, Macerata, 2007.

Visionabili al seguente link: https://www.facebook.com/wrldhistrychannel/photos/pcb.121508196152842/121507896152872/?type=3&theater

P. Russo, The Museater, 2016 <https://technical.ly/delaware/2014/10/09/special-exhibit-wilmington-offers- italian-art-seen-apps/>; P. Russo, Crowddreaming, gitbook 2019 <https://paolorusso.gitbook.io/the-art-of-crowddreaming-handbook/>.

https://youtu.be/FCLMfohYcDc

R. Barthes, La camera chiara. Nota sulla fotografia, Einaudi, Torino, 2003. https://it.wikipedia.org/wiki/La_camera_chiara

http://innovazione.indire.it/avanguardieeducative/

M. Augé, Nonluoghi, Elèuthera, 2018 <https://it.wikipedia.org/wiki/Nonluogo>.

https://genial.ly/

L. Carrera, N. Barbuti, Il turismo esperienziale e le nuove strategie di marketing territoriale, in Conference Proceedings of the 2st Unicart Interdisciplinary International Conference on «Tourism, Management and Development of Territory» 6-7 April 2020, Dubrovnik (Croatia) (in press).

Maria Chiara Pettenati, Dirigente di Ricerca dell’INDIRE <http://www.indire.it/personale/maria-chiara-pettenati/>.

https://www.facebook.com/wrldhistrychannel/photos/pcb.131224461847882/131222701848058/?type=3&theater

https://www.facebook.com/wrldhistrychannel/photos/pcb.121508196152842/121507416152920/?type=3&theater