DOI: http://doi.org/10.6092/issn.2532-8816/13438

Abstract

Il volume Book conservation and digitization: the challenges of dialogue and collaboration, curato da Alberto Campagnolo e da lui scritto in collaborazione con altri autori, è incentrato sul processo di conservazione e fruizione nell’ambiente digitale del manoscritto e del libro antico. Vengono messi in evidenza concetti fondamentali come la fisicità e la materialità e, sulla base anche della presentazione di alcuni progetti da parte di professionisti, si afferma l’importanza di una stretta collaborazione tra le figure che operano, a diverso titolo, in queste due fasi fondamentali per preservare e studiare il materiale antico manoscritto e a stampa.

The volume Book conservation and digitization: the challenges of dialogue and collaboration, edited by Alberto Campagnolo and written by him in collaboration with other authors, focuses on the process of conservation and use in the digital environment of the manuscript and the ancient book. Fundamental concepts such as physicality and materiality are highlighted and, also based on the presentation of some projects by professionals, the importance of close collaboration between the figures who work, in various capacities, in these two phases is affirmed. fundamental for preserving and studying ancient manuscript and printed material.

Motivi per la lettura

Se la necessità di sinergie tra discipline nell’ampio spettro delle Digital humanities è stata messa in evidenza nella letteratura scientifica, seppure non in modo adeguato secondo alcuni, nella pratica permangono talvolta atteggiamenti di chiusura o, comunque, diffidenza nei confronti del campo vicino. Il fulcro di questo lavoro risiede proprio nella fruttuosa collaborazione tra studiosi e professionisti che operano per la conservazione e preservazione, da un lato, e fruizione dall’altro del manoscritto e del libro antico.

Come narrato da Campagnolo durante una presentazione online del volume, l’idea alla base del libro è nata, quasi per caso, nel novembre 2014 durante un intervento da lui tenuto presso l’UCL Centre for Digital Humanities incentrata sul rapporto tra restauro e Digital humanities.

L’autore, formatosi a Spoleto come conservatore e dopo aver lavorato, con tale ruolo, presso varie istituzioni tra le quali il London Metropolitan Archives, il Monastero di Santa Caterina (Egitto) e la Biblioteca Vaticana, ha poi conseguito un master in Digital culture and technology al King's College di Londra e, infine, un dottorato di ricerca presso il Ligatus Research Center (University of the Arts, Londra) con un coinvolgimento, quindi, sempre maggiore nell’ambito delle Digital humanities.

Una visione ampia e un’ottica interdisciplinare caratterizzano l’angolo da cui vengono affrontati il libro e il manoscritto antico, considerati come oggetti fisici da conservare e valorizzare per il valore che rivestono in se stessi e ai fini della ricerca che il loro contenuto rende possibile; la domanda a cui il lavoro di Campagnolo cerca di rispondere è se e come sia possibile trasporre questi aspetti degli oggetti fisici nel digitale superando la naturale ‘tensione’ tra l’utilità del libro come portatore di contenuti e la sua materialità.

Gli spunti ricavabili dalla lettura del testo sono numerosi; cercheremo di evidenziarne alcuni tenendo sempre come riferimento il contesto in cui si colloca l’‘umanista digitale’.

Articolazione e contenuto

Il volume è articolato in tre parti, precedute da un Introduzione in cui si definiscono e chiariscono concetti basilari per la comprensione del testo, come quelli di fisicità e materialità sopra citati.

Nella prima sezione, dal titolo Books as objects and their digitization, Campagnolo spiega il valore del libro come oggetto e illustra il delicato equilibrio tra le finalità della conservazione e le esigenze della digitalizzazione, due momenti entrambi importanti nella vita di un testo antico.

Viene spiegata la differenza tra la materialità e la fisicità del libro su cui vale la pena soffermarsi; la fisicità è una qualità permanente data dall’insieme di tutte le componenti fisiche che compongono l’oggetto, mentre la materialità è una proprietà emergente che dipende dal soggetto osservante che seleziona e identifica come interessanti alcune caratteristiche particolari. La materialità dipende, dunque, dalla mediazione e interpretazione umana ed è ‘estrapolata’ dalla fisicità; ogni suo aspetto può essere rappresentato e manipolato, anche digitalmente.

La digitalizzazione generalmente viene intesa come l’atto dell’acquisizione fotografica dell’oggetto, in un secondo momento arricchita con l’attribuzione di metadati, ma in un’accezione più estesa essa comprende any action directed at the computerization and transmediation of books and their features, materiality included, into digital media, and the use of such data (Introduzione, p. 2).

Seppure dovrebbe trattarsi di concetti assodati, ci sembra importante ricordare con l’autore che la digitalizzazione è in grado di fare di più della mera riproduzione di testi per la lettura, così come books are much more than flat sequences of pages (ibidem). O, per dirla con le parole di Robert Darnton, Digitization can make it possible to see things that are invisible to the unaided eye; il digitale deve, insomma, consentire nuovi percorsi e non limitarsi a ricalcare l’originale cartaceo, come accaduto in molti progetti del passato.

Si sottolinea, inoltre, come coloro che sono preposti alla conservazione siano – o debbano essere – coinvolti in tutto il processo di digitalizzazione, dalle fasi iniziali di pianificazione sino alle operazioni di creazione dei metadati.

La seconda parte del volume (Conservation and digitization in practice) costituisce il cuore del lavoro; vengono, infatti, presentati nove progetti incentrati sulla digitalizzazione, nel suo significato esteso prima ricordato, che dimostrano come sia possibile un equilibrio tra questa operazione e le esigenze conservative. Interessante lo spazio dato, in tutti i casi studio, alla descrizione dei rapporti esistenti tra i vari esperti del team, per ribadire anche nella pratica la funzione essenziale della collaborazione.

Percorrendo alcune tappe del percorso formativo e professionale di Alberto Campagnolo i progetti scelti conducono il lettore nella Biblioteca Vaticana, a Londra (National Archive, British Library, Wellcome Collection, London Metropolitan Archives, Ligatus Reasearch Centre), nella Herzog August Bibliothek a Wolfenbüttel, fino alla Library of Congress.

The Great parchment book project, esposto da Caroline De Stefani, Conservation Studio manager, e Philippa Smith, responsabile delle collezioni del London Metropolitan Archives, presenta molti spunti originali. Si tratta di un esempio di slow digitization che ha permesso la creazione di una copia digitale di un manoscritto in cui la maggior parte del testo era illeggibile a causa delle condizioni del supporto che nessun tipo di intervento di restauro avrebbe potuto rendere maneggiabile. Il progetto ha visto la sinergia tra archivisti, paleografi e conservatori del London Metropolitan Archives e esperti in tecnologie digitali del Department of Computer Science e dell’UCL Centre for Digital Humanities dell’University of College of London.

Il manoscritto, appartenente alla Irish Society e importante dal punto di vista storico, dal 1639 è conservato a Londra; a seguito di un incendio che colpì la Guildhall nel 1786 il materiale della Irish Society, incluso il Great Parchment book, fu gravemente danneggiato. Le fiamme e l’acqua usata per il loro spegnimento provocarono deformazioni, lacerazioni, depositi, danni agli inchiostri, gelatinizzazione nelle 165 pagine superstiti rendendole inutilizzabili per oltre due secoli fino al 2013 quando, in vista di una mostra commemorativa per i 400 anni dalla costruzione delle mura della Guildhall di Derry, furono richieste in prestito di alcune pagine del manoscritto.

I ricercatori dell’University College London si misero al lavoro per realizzare una copia digitale di qualità; ad eccezione di 21 fogli, tutte le restanti carte necessitavano di essere distese per poter essere digitalizzate. Dopo delicate operazioni che consentirono di rendere, pur non totalmente, leggibili i fogli, furono scattate una media di 50-60 fotografie per ogni lato; grazie allo sviluppo di software open source le fotografie furono sovrapposte, unite e, infine, distese ‘virtualmente’.

Come dichiarato dalle due autrici del contributo, The main objective was successfully achieved as the quality of the digital copy of the book is good enough that the original document does not need to be handled any more, thus delaying its degradation. From the computational view the project was successful leading to the development of a low-cost pipeline for the digital reconstruction of fire-damaged parchment. From the conservation point of view, the project was successful (p. 151).

I risultati del progetto sono stati presentati pubblicamente in varie occasioni, ma già durante le diverse fasi del lavoro tutti gli stakeholders coinvolti nel progetto erano tenuti al corrente dei passi compiuti. La cura dell’aspetto comunicativo mediante la realizzazione di blog e video, diffusi nei vari canali social e poi inseriti nelle pagine web realizzate per l’evento commemorativo dove sono state rese disponibili anche le scansioni di tutte le pagine e le loro trascrizioni, si è rivelata fondamentale.

Conservators and digitization experts in dialogue è il titolo della terza parte del libro che ospita due contributi di esperti di conservazione e digital humanities che hanno preso parte a progetti rilevanti. Attraverso la testimonianza di Abigail B. Quandt (The digitization of manuscripts from the point of view of a book conservator) e di Melissa Terras (Implementing advanced digital imaging research in cultural heritage: building relationships between conservators and computational imaging scientists) vengono ripresi i temi principali del volume, sottolineando ancora una volta il legame tra digitalizzazione e conservazione e i benefici del dialogo tra i due campi, in grado di aprire nuove strade di ricerca.

Nella Coda: concluding thoughts on digital surrogates Alberto Campagnolo tira le fila e sintetizza i passi necessari per arrivare al digital cultural object, oggetti digitali che non si limitano a essere semplici sostituti dell’originale, ma ‘trascendono’ e potenziano l’originale stesso.

The creation of digital cultural objects cannot be accomplished by any of the people involved in isolation: the creation of worthy digital cultural objects requires the collaboration of curators, scholars, conservators, conservation scientists, data scientists, and data curators, each bringing their perspectives, knowledge, and needs, and this collaboration requires a certain level of common language for effective communication (p. 238)

Chiude il libro una ricca bibliografia finale, utile per quanti vogliano approfondire i numerosi temi trattati.

Conclusioni

Se, come sostenuto da Umberto Eco, il libro è l’invenzione perfetta, il compito – o la missione – di quanti lavorano per la sua conservazione e valorizzazione consiste nel consentire la fruizione più ampia possibile sia dei contenuti da esso veicolati sia dell’oggetto ‘contenitore’ stesso. Il contesto interdisciplinare e transdisciplinare delle Digital humanities, fatto di competenze specialistiche diversificate, rappresenta il terreno adatto per coltivare e sviluppare una mentalità collaborativa nella quale ogni attività e ciascun ruolo riveste un’importanza.

References

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  3. Griffin, Gabriele, and Matt Steven Hayler. Collaboration in Digital Humanities Research: Persisting Silences. Digital Humanities Quarterly 12, no. 1 (2018). http://www.digitalhumanities.org/dhq/vol/12/1/000351/000351.html.

  4. Mccarty, Willard, and Marilyn Deegan, eds. Collaborative Research in the Digital Humanities. 1st ed. London: Routledge, 2016. https://doi.org/10.4324/9781315572659.

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  6. Terras, Melissa. Being the Other: Interdisciplinary Work in Computational Science and the Humanities. In Collaborative Research in the Digital Humanities: A Volume in Honour of Harold Short, on the Occasion of His 65th Birthday and His Retirement, September 2010, edited by Marilyn Deegan and Willard McCarty, 213–30. London: Routledge, 2012. https://www.research.ed.ac.uk/en/publications/being-the-other-interdisciplinary-work-in-computational-science-a.

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Presentazione del libro organizzata dal Venice Centre for Digital and Public Humanities e dal Dipartimento di studi umanistici dell’Università Ca’ Foscari Venezia, 19 maggio 2021. https://www.youtube.com/watch?v=6nd-2WXJV7E