DOI: http://doi.org/10.6092/issn.2532-8816/14432

Il seminario “Carte, penne, inchiostri. Imaging, 3D e restauro digitale”, organizzato dai Dipartimenti FICLIT e LILEC (Filologia Classica e Italianistica e Lingue, Letterature e Culture Moderne) dell’Università di Bologna Unibo, ha rappresentato un’importante occasione di confronto all’interno di un settore di ricerca in forte ascesa e interessato da continue novità, quello delle nuove tecnologie applicate allo studio dei beni culturali, in particolare all’analisi dell’oggetto manoscritto e dei suoi elementi portatori di informazioni storiche e culturali.

Lungo il corso della giornata, tenutasi il 06/12/2019 presso la Sala Rossa del Centro Internazionale di Studi "Umberto Eco", le relatrici e i relatori – provenienti dal mondo degli Archivi, delle Biblioteche e delle Università, nazionali e internazionali – hanno presentato alcune tra le più sofisticate tecnologie e metodologie di lavoro, con il vantaggio di offrire i differenti punti di vista delle proprie discipline parimenti coinvolte, dalla chimica alla fisica, dalla conservazione archivistica, alla paleografia e alla filologia.

Le tecniche messe in atto, come le tecnologie di imaging, l’analisi 3D e forense di pigmenti e inchiostri, il restauro materiale e virtuale, coinvolgono molteplici settori di studio rivelandosi risolutive per problematiche quali la leggibilità dei testi, lo studio delle componenti chimiche e fisiche dei supporti e le indagini paleografiche, filologiche e di authorship.

Gli interventi, che si possono vedere nel canale Youtube di Filologia d'autore, hanno, così, contribuito a fissare alcuni essenziali punti di riferimento che possono costituire una mappa preziosa a servizio della ricerca, utile sia come vetrina di opportunità che come orientamento contro la moltiplicazione degli strumenti di indagine materiale e virtuale, non senza suscitare, oltretutto, importanti spunti critici. Con testimonianze legate alla diretta esperienza, le studiose e gli studiosi, infatti, hanno sollevato tematiche cruciali che ci impongono di riflettere sulle best practices che oggi necessitano di essere difese e incentivate all’interno dei progetti: la necessità del personale scientifico nei laboratori di restauro e fotografia delle biblioteche, il lavoro di équipe tra i tecnici e gli esperti storici e umanisti, l’importanza per le istituzioni di fare rete e di avere una comune visibilità online su progetti simili ma isolati che potrebbero, invece, trarre forza gli uni dagli altri, i nuovi orizzonti offerti dalla digitalizzazione dei materiali e i benefici della condivisione degli standard di interoperabilità.

L'Università di Bologna, e il particolare i Dipartimenti FICLIT, con il centro DH.Arc (Digital Humanities Advanced Resource Center) e il ADLab e il LILEC, si pongono come punti di riferimento per sviluppare, in un'ottica collaborativa e partecipativa, progetti e metodi di lavoro.