Decidere oggi di avviare un nuovo progetto editoriale, un nuovo giornale, potrebbe sembrare una scelta azzardata, una concessione all’autocompiacimento, una inutile dispersione di risorse intellettuali e finanziarie. Il panorama dell’editoria scientifica italiana, fin troppo affollato e caratterizzato da localismo geografico e disciplinare, e il contesto istituzionale e accademico, soprattutto in ordine alle procedure di valutazione dell’attività e della produzione scientifica, suggerirebbero senz’altro di astenersi da una simile impresa. Cionondimeno, l’Associazione per l’Informatica Umanistica e la Cultura Digitale (AIUCD) ha deciso di sfidare i tempi e di avviare la pubblicazione di una rivista: Umanistica Digitale. Una rivista digitale online e ad accesso aperto, ovviamente perché, al di là delle convinzioni e dei dubbi che si possono nutrire su questi aspetti, oggi è impensabile fare diversamente se si vuole ambire a essere luogo di reale diffusione del sapere, e non mero terminale della attività di ricerca individuale e collettiva.

L’idea di pubblicare una rivista dell’Associazione è stata concepita sin dalla sua stessa fondazione e ha richiesto ben sette anni per vedere la sua concretizzazione, a testimonianza della prudenza e della consapevolezza con cui ci accingiamo ad avviare questo progetto editoriale. Prudenza e consapevolezza che tuttavia non minano la convinzione e la fiducia che riponiamo in questa impresa.

Siamo sostenuti in questa convinzione, in primo luogo, dal successo della nostra associazione, che raccoglie e sintetizza una tradizione scientifica di grande importanza. Questa tradizione annovera il conclamato fondatore del campo di studi in cui oggi ci collochiamo le Digital Humanities: Padre Roberto Busa con il suo Index Thomisticus; ma va detto che tale iniziativa non fu affatto isolata, se si pensa che che già nel 1962 il prestigioso annuale «Almanacco Bompiani» uscì con un numero dedicato a Le Applicazioni dei Calcolatori Elettronici alle Scienze Morali e alla Letteratura, ciò che dimostra come sin da quegli anni ormai lontani l’Italia abbia prodotto ricerca avanzata all’incrocio tra scienze umane e informatica. Vennero poi gli anni del personal computer, il magistero di Tito Orlandi, di Dino Buzzetti e le prime esperienze di tanti studiosi che allora erano giovani pionieri e oggi costituiscono i punti di riferimento della scena delle Digital Humanities nel nostro paese. Su queste solide e fertili basi, dopo diversi e infruttuosi tentativi effettuati sin dagli anni '90 del secolo scorso, nel 2011 un gruppo di studiosi e ricercatori italiani ha deciso di fondare L’Associazione per l’Informatica Umanistica e la Cultura Digitale (AIUCD). Obiettivo dell'associazione è promuovere e diffondere la riflessione metodologica e teorica, la collaborazione scientifica e lo sviluppo di pratiche, risorse e strumenti condivisi nel campo dell’informatica umanistica e nell’uso delle applicazioni digitali in tutte le aree delle scienze umane.

Nonostante le particolari difficoltà in cui la ricerca scientifica versa nel nostro paese, la nostra Associazione ha avuto ottimi risultati sia sul piano scientifico, sia su quello istituzionale; è stata la prima delle associazioni nazionali di DH sorte di recente in diversi paesi europei e la prima ad associarsi formalmente alla European Association for Digital Humanities (EADH). Tra le sue numerose attività AIUCD organizza regolarmente un convegno annuale, giunto nel 2018 alla settima edizione, che ha ormai una caratura internazionale. Questa vocazione a proiettarsi in un abito di dibattito globale sarà ulteriormente rafforzata mediante il giornale, che intende essere una rivista multilingue e multiculturale e che si colloca sin dalla sua nascita in una rete di omologhe iniziative editoriali a livello europeo e internazionale.

Ma siamo convinti della giustezza, anzi diremmo della necessità di dare vita a un giornale italiano dedicato alle Digital Humanities anche e soprattutto per motivi scientifici e metodologici. Le DH, come è noto, sono difficilmente definibili disciplinarmente secondo i canoni tradizionali (basati sulla condivisione di metodo e oggetti di studio) tanto vasto e multiforme questo campo è divenuto nel corso degli anni. Non è questo è il luogo per tornare sull'annoso problema della definizione disciplinare. Ma riteniamo che proprio la natura proteiforme del nostro campo di studi renda ancora più pressante l'esigenza di un luogo di dibattito aperto, che faciliti lo scambio intellettuale, la circolazione delle esperienze e delle pratiche e, non da ultimo, il reciproco riconoscimento.  In linea con tale obiettivo Umanistica Digitale intende proporsi come luogo di comunicazione, riflessione e dibattito su tutti i temi delle Digital Humanities: dai fondamenti teorici e metodologici della ricerca nell’Informatica Umanistica, alla sperimentazione e applicazione di strumenti computazionali e sistemi digitali in tutte le aree delle discipline umanistiche; dalla considerazione dei nuovi fenomeni delle culture digitali all’analisi dei cambiamenti nella produzione e comunicazione della ricerca scientifica e nelle infrastrutture per la ricerca; dalla riflessione sull’impatto delle reti e della digitalizzazione nella società alla considerazione sul ruolo dei saperi digitali in un contesto globale e multiculturale.

Tuttavia, se molteplicità, diversità e inclusività sono valori irrinunciabili, su cui la comunità DH globale si sta fortemente interrogando e mettendo in discussione, siamo altresì convinti che un campo di ricerca scientifica ha il dovere di fondarsi se non un metodo almeno su una consapevolezza metodologica e teorica. Per questo la riflessione sui modelli e sui metodi computazionali nelle scienze umane, sulla loro natura e sul loro rapporto con gli oggetti e i processi che costituiscono la sfera dei prodotti semiotici e culturali e le teorie che se ne occupano, sarà uno degli assi portanti che caratterizzerà il nostro progetto editoriale.

Infine, Umanistica Digitale è una rivista scientifica e di conseguenza si rivolge a una specifica comunità di studi e di ricerca; ma siamo consapevoli che, soprattutto in questo momento storico, nessun campo del sapere può accontentarsi di definirsi e giustificarsi come tale. Questo vale anche per le scienze umane nel loro complesso, universo al quale ci sentiamo di appartenere ancora, sebbene in modo diverso e articolato. Siamo convinti, insomma, che occorra oggi porsi il problema del ruolo sociale e storico dei nostri studi, del loro impatto e della loro diffusione pubblica. Non è una caso che forti sono le reciproche influenze tra il dibattito e le iniziative interne al mondo delle Digital Humanities e quello sulle Public Humanities. Umanistica Digitale ambisce a giocare un ruolo anche in questo ambito, a divenire un luogo aperto, accessibile a un pubblico più ampio, in modo da contribuire ad estendere e rendere sempre più molteplice la stessa sua stessa comunità di origine. Siamo pronti per una nuova avventura!