Intratestualità e digitale: prospettive esegetiche sulla ‘nuova’ filologia dantesca
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2532-8816/14959Parole chiave:
Intratestualità, intertestualità, occorrenze, Commedia, DanteAbstract
L’architettura esterna della Commedia riproduce un segnale della sua geometria interna, fatta di richiami testuali che gli antichi esegeti poterono solo intuire e talvolta rilevare, sulla scorta di una buona memoria (visiva e musicale) e di una spiccata sensibilità sinaptico-linguistica.
La digitalizzazione dei testi manoscritti e l’incremento di database e applicazioni letterarie (The Dartmouth Dante Project e Dante Lab ne costituiscono solo alcuni esempi) hanno letteralmente orientato la ‘nuova’ disposizione esegetica verso il testo dantesco. La possibilità di compiere simultaneamente ricerche testuali all’interno del poema ha reso l’intratestualità un dato quasi imprescindibile delle moderne lecturae, sempre più orientate verso la ricerca di una interpretazione unitaria e organica dei canti della Commedia che comunicano il loro significato più esatto nelle relazioni che intrattengono con l’intera scrittura dantesca, talvolta oltrepassando i confini dello stesso poema. Non possiamo ritenere casuale il fatto che la dilagante attitudine intratestuale dei critici danteschi – che cronologicamente collochiamo sul finire degli anni ’90 e gli inizi del nuovo millennio – sia coincisa con la fioritura delle digital humanities e che rappresenti l’imprescindibile conseguenza del moderno approccio esegetico al testo dantesco.
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