Digital Autoethnography & Connected Intelligence: Two Qualitative Practice-Based Teaching Methods for the Digital Humanities
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2532-8816/9881Parole chiave:
teaching, education, autoethnography, connected intelligence, social networks, techno-societyAbstract
Oggi, nell’università, assistiamo a una congiuntura unica: da un lato, gli studenti che frequentano i corsi accademici sono la prima generazione ad essere completamente cresciuta in un mondo digitalizzato; dall’altro lato, i docenti, pur essendo cresciuti e aver studiato in un mondo ancora in gran parte analogico, hanno assistito all'evoluzione della tecno-società odierna sin dalla sua infanzia. Promuovendo un dialogo tra le Digital Humanities e la didattica (accademica), questo articolo discute la concezione, progettazione e i risultati di due esperienze di insegnamento practice-based mirate a esplorare le tensioni implicite nel nostro uso quotidiano delle tecnologie digitali, nonché nella tecno-società odierna nel suo insieme. La prima esperienza è una “autoetnografia digitale” sviluppata presso la City University di Hong Kong; la seconda è collegata al corso “Anthropology of Communication” – tenuto al Politecnico di Milano – nella quale abbiamo adottato l’approccio dell’“intelligenza connessa” per stimolare gli studenti a riflettere collaborativamente sulla tecno-società di domani. Mentre la prima esperienza è stata principalmente uno studio autoriflessivo sull'impatto dei social media sull’individuo, la seconda ha mappato le principali criticità della nostra tecno-società, a partire da sette macro-temi, al fine di elaborare possibili soluzioni. Entrambi i corsi considerano gli studenti come utenti attivi, giacché sono in prima linea nell’uso delle nuove tecnologie, ma sono anche coloro che necessitano maggiormente di un solido bagaglio critico per usarle/svilupparle al meglio.
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